LA LODE
Lodare Dio in ogni circostanza e in ogni tempo è uno dei principali comandamenti della vita cristiana.
Segno distintivo del movimento carismatico è proprio la lode continua e profonda, che si manifesta particolarmente nelle riunioni di preghiera, tra canti e in un atmosfera di gioia, e rappresenta uno dei maggiori motivi di “attrazione” per coloro che si accostano a questa realtà. Se un assemblea carismatica non vi fa provare questo …. allora non è carismatica!
Molti così scoprono che pregare - stare alla presenza di Dio - non è “una delle pratiche più noiose e inutili della terra”, anzi . . . . .
Quando, uniti ad altri credenti, lo lodiamo a lungo, superando stanchezza, tristezza, ansie e dolori, sperimentando quella pace e quella gioia che nient'altro ci può dare, trovando un senso alle nostre giornate e alle nostre vite, allora capiamo che Dio ci ha creati per questo, che deve essere la nostra prima attività su questa terra e poi per tutta l'eternità in cielo.
Con la parola “lode”, però, ci riferiamo ad un insieme di atteggiamenti, mancando uno dei quali la lode non è completa ed efficace, così come dovrebbe essere:
BENEDIRE, ESALTARE E RINGRAZIARE DIO, CANTARE A LUI, ADORARLO,
RALLEGRARSI E GIOIRE ANCHE IN MEZZO ALLE DIFFICOLTÀ, NON LAMENTARSI E NON IMPRECARE,
RIFIUTARSI DI MALEDIRE PERSONE E SITUAZIONI, PERDONARE TUTTO E TUTTI,
PARLARE POSITIVAMENTE SECONDO LA PAROLA DI DIO, PUR SE TUTTO CI APPARE NEGATIVO.
E' questa la somma di atteggiamenti che definiscono la "vera lode”.
Lodare Dio ha un duplice obiettivo:
1) spostare il nostro sguardo e la nostra attenzione da noi stessi, e dai problemi che stiamo vivendo, per rivolgerli a Lui e trovare in Lui pace, gioia e felicità.
2) trasformare noi stessi, nonché le persone e le situazioni attorno a noi; facendoci sperimentare conversioni, liberazioni, guarigioni, provvidenza, risposte alla preghiera di ogni tipo.
Nettamente contrapposti alla lode sono, come già evidenziato, la maledizione, l'imprecazione e la lamentazione.
In modo particolare l'ultima “abitudine”, sebbene non pesante come le prime due ma più sottile e più "giustificabile", è “il peccato” che più facilmente si insinua nella vita dei credenti, anche quando seguano un cammino in Spirito.
E' "il peccato" che viene rimproverato al popolo d'Israele nella sua traversata del deserto, dall'Egitto alla Terra Promessa.
Gli Israeliti mormoravano, piangevano e gridavano continuamente contro Dio e contro Mosè, lamentando “come stavano bene quando erano schiavi”. La lamentazione, montando poi, sfociava spesso in aperta e violenta ribellione.
La libertà aveva un prezzo e non seppero affrontarlo, finendo per non riconoscere il momento di uscire da quel deserto.
E invece di entrare nella Terra Promessa in 2 anni ne impiegarono 40. Ma vi entrarono solo i più giovani e quelli nati nella traversata. Tutti quelli che avevano più di 20 anni al momento dell'uscita dall'Egitto morirono nel deserto, eccettuati Giosuè e Caleb.
Sfogarsi con Dio è naturale. E' giusto discutere con Lui - manifestando dubbi, timori, frustrazioni, così come i sentimenti che proviamo.
Ma si rischia di superare il limite per quantità e modi, facendo del lamento, della negatività e del piagnisteo infantile e continuo, l'unico o il prevalente modo di rapportarsi a Lui, cadendo poi, molto spesso, nell'accusa verso Dio di essere indifferente, insensibile, infedele e via dicendo. E i nostri comportamenti seguiranno la via tracciata dai nostri pensieri e dalle nostre parole.
Ancora: lodiamo Dio in tutte le circostanze e non per tutte le circostanze.
Quel che ci accade non sempre è la perfetta volontà di Dio per noi, anzi . . . . ma il "piano del male" può essere rovesciato e trasformato nel "Piano di Dio" per effetto di una lode sincera e profonda.
Lodare però non significa accettare supinamente il male in e attorno a noi, ma combatterlo sin dalle radici, in spirito, per poi affrontarlo a tutti i livelli, mettendo in atto tutte le giuste strategie umane per superare un problema.
Paolo in Atti 16 viene imprigionato e per prima cosa affronta la situazione con la lode, la preghiera, il canto ma poi ricorderà ai magistrati di essere cittadino romano e che, come tale, non poteva essere messo in carcere senza processo, appellandosi giustamente ai suoi diritti.
Nella malattia invocheremo il Signore e ci affideremo a Lui, ma ricorreremo anche a medici, medicine o ad interventi chirurgici. A volte il Signore libera dal male senza intervento medico, altre volte no. Avremo sempre bisogno della sua sapienza per sapere come muoverci. Siracide 38,1-14
Lodare il Signore in ogni prova o tribolazione libera il nostro spirito da ogni sentimento negativo - rabbia, rancore, ansia, spavento, tristezza, abbattimento, etc. - e ci fa arrivare a quella pace e a quella gioia che liberano la potenza dello Spirito Santo a nostro favore.
Una importante notazione: se stiamo attraversando avversità e momenti difficili, spesso ciò è dovuto ad un nostro stile di vita sbagliato, a porte che lasciamo aperte all'avversario mediante il nostro modo di pensare, di parlare e di agire.
Se così fosse, scopriremmo che anche lodarlo continuamente non risolve le situazioni. Aiuta ma non risolve.
Dobbiamo in tal caso capire, ravvederci e cambiare, tagliare ciò che non va' bene o fare ciò che stiamo tralasciando di fare.
Lodare e rallegrarsi non esime dalla conversione continua. E' parte di essa ma non la esaurisce. Ci aiuta a morire a noi stessi, ma non ci dispensa dalla sottomissione e dall'obbedienza dovute a Dio, in ogni area della nostra vita.
Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode:
cioè, il frutto di labbra che proclamano il suo nome. Ebrei 13,15
Segno distintivo del movimento carismatico è proprio la lode continua e profonda, che si manifesta particolarmente nelle riunioni di preghiera, tra canti e in un atmosfera di gioia, e rappresenta uno dei maggiori motivi di “attrazione” per coloro che si accostano a questa realtà. Se un assemblea carismatica non vi fa provare questo …. allora non è carismatica!
Molti così scoprono che pregare - stare alla presenza di Dio - non è “una delle pratiche più noiose e inutili della terra”, anzi . . . . .
Quando, uniti ad altri credenti, lo lodiamo a lungo, superando stanchezza, tristezza, ansie e dolori, sperimentando quella pace e quella gioia che nient'altro ci può dare, trovando un senso alle nostre giornate e alle nostre vite, allora capiamo che Dio ci ha creati per questo, che deve essere la nostra prima attività su questa terra e poi per tutta l'eternità in cielo.
Con la parola “lode”, però, ci riferiamo ad un insieme di atteggiamenti, mancando uno dei quali la lode non è completa ed efficace, così come dovrebbe essere:
BENEDIRE, ESALTARE E RINGRAZIARE DIO, CANTARE A LUI, ADORARLO,
RALLEGRARSI E GIOIRE ANCHE IN MEZZO ALLE DIFFICOLTÀ, NON LAMENTARSI E NON IMPRECARE,
RIFIUTARSI DI MALEDIRE PERSONE E SITUAZIONI, PERDONARE TUTTO E TUTTI,
PARLARE POSITIVAMENTE SECONDO LA PAROLA DI DIO, PUR SE TUTTO CI APPARE NEGATIVO.
E' questa la somma di atteggiamenti che definiscono la "vera lode”.
Lodare Dio ha un duplice obiettivo:
1) spostare il nostro sguardo e la nostra attenzione da noi stessi, e dai problemi che stiamo vivendo, per rivolgerli a Lui e trovare in Lui pace, gioia e felicità.
2) trasformare noi stessi, nonché le persone e le situazioni attorno a noi; facendoci sperimentare conversioni, liberazioni, guarigioni, provvidenza, risposte alla preghiera di ogni tipo.
Nettamente contrapposti alla lode sono, come già evidenziato, la maledizione, l'imprecazione e la lamentazione.
In modo particolare l'ultima “abitudine”, sebbene non pesante come le prime due ma più sottile e più "giustificabile", è “il peccato” che più facilmente si insinua nella vita dei credenti, anche quando seguano un cammino in Spirito.
E' "il peccato" che viene rimproverato al popolo d'Israele nella sua traversata del deserto, dall'Egitto alla Terra Promessa.
Gli Israeliti mormoravano, piangevano e gridavano continuamente contro Dio e contro Mosè, lamentando “come stavano bene quando erano schiavi”. La lamentazione, montando poi, sfociava spesso in aperta e violenta ribellione.
La libertà aveva un prezzo e non seppero affrontarlo, finendo per non riconoscere il momento di uscire da quel deserto.
E invece di entrare nella Terra Promessa in 2 anni ne impiegarono 40. Ma vi entrarono solo i più giovani e quelli nati nella traversata. Tutti quelli che avevano più di 20 anni al momento dell'uscita dall'Egitto morirono nel deserto, eccettuati Giosuè e Caleb.
Sfogarsi con Dio è naturale. E' giusto discutere con Lui - manifestando dubbi, timori, frustrazioni, così come i sentimenti che proviamo.
Ma si rischia di superare il limite per quantità e modi, facendo del lamento, della negatività e del piagnisteo infantile e continuo, l'unico o il prevalente modo di rapportarsi a Lui, cadendo poi, molto spesso, nell'accusa verso Dio di essere indifferente, insensibile, infedele e via dicendo. E i nostri comportamenti seguiranno la via tracciata dai nostri pensieri e dalle nostre parole.
Ancora: lodiamo Dio in tutte le circostanze e non per tutte le circostanze.
Quel che ci accade non sempre è la perfetta volontà di Dio per noi, anzi . . . . ma il "piano del male" può essere rovesciato e trasformato nel "Piano di Dio" per effetto di una lode sincera e profonda.
Lodare però non significa accettare supinamente il male in e attorno a noi, ma combatterlo sin dalle radici, in spirito, per poi affrontarlo a tutti i livelli, mettendo in atto tutte le giuste strategie umane per superare un problema.
Paolo in Atti 16 viene imprigionato e per prima cosa affronta la situazione con la lode, la preghiera, il canto ma poi ricorderà ai magistrati di essere cittadino romano e che, come tale, non poteva essere messo in carcere senza processo, appellandosi giustamente ai suoi diritti.
Nella malattia invocheremo il Signore e ci affideremo a Lui, ma ricorreremo anche a medici, medicine o ad interventi chirurgici. A volte il Signore libera dal male senza intervento medico, altre volte no. Avremo sempre bisogno della sua sapienza per sapere come muoverci. Siracide 38,1-14
Lodare il Signore in ogni prova o tribolazione libera il nostro spirito da ogni sentimento negativo - rabbia, rancore, ansia, spavento, tristezza, abbattimento, etc. - e ci fa arrivare a quella pace e a quella gioia che liberano la potenza dello Spirito Santo a nostro favore.
Una importante notazione: se stiamo attraversando avversità e momenti difficili, spesso ciò è dovuto ad un nostro stile di vita sbagliato, a porte che lasciamo aperte all'avversario mediante il nostro modo di pensare, di parlare e di agire.
Se così fosse, scopriremmo che anche lodarlo continuamente non risolve le situazioni. Aiuta ma non risolve.
Dobbiamo in tal caso capire, ravvederci e cambiare, tagliare ciò che non va' bene o fare ciò che stiamo tralasciando di fare.
Lodare e rallegrarsi non esime dalla conversione continua. E' parte di essa ma non la esaurisce. Ci aiuta a morire a noi stessi, ma non ci dispensa dalla sottomissione e dall'obbedienza dovute a Dio, in ogni area della nostra vita.
Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode:
cioè, il frutto di labbra che proclamano il suo nome. Ebrei 13,15